mercoledì 4 luglio 2007

metereo(a)patia

sempre più spesso mi piove addosso la tua indifferenza, un disinteresse totale. che neanche ti sprechi a mascherare più di tanto. a camuffarlo in un ehi scusa se non ti rispondo, anzi. lo rendi palese e a tratti strafottente. sembra che quasi ti diverta, piccolo essere anaffettivo vestito da techno esistenzialista. e io a chiedermi come sia possibile che in questo inizio luglio, con il suo sole stordente e i suoi 35 gradi, finisca ogni due giorni per essere inondato. i tempi in cui ero un teorico dell'arte del prendere la pioggia sembrano secoli fa. quando sarei stato capace di uscire sotto l'acquazzone e cantare per ore fradicio, magari un po' ubriaco, modulando la voce al passo minimale delle gocce. felice. la tua, invece, è un pioggia che mi bagna dentro e mi ammala. è una pioggia di cui non ho alcuna sete ma che penetra nelle radici più profonde. e non rende affatto fertile il terreno su cui a stento poggiamo, lo fa solo più scivoloso. tantomeno ha un'azione catartica, che non mi sembra ci sia un cazzo da purificare. forse l'unica maniera per farla riassorbire, tutta quest'acqua, è nell'osmosi dei corpi. che ogni tragedia di questo mondo finisce in un odore. e se ho una certezza, è quella che non si tratta certo dell'odore della pioggia o della terra bagnata. né di quello di noi due ansimanti. quindi prendimi la mano e vieni al centro di questa zona di bassa pressione. dove forse, fra le pieghe della pelle, esiste una qualche fessura senza nuvole.

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