mercoledì 27 giugno 2007

does the body rule the mind or does the mind rule the body

this is not a love song

di questo parlano ancora i miei gesti e il mio corpo. i miei centosessanta caratteri che, come sei solito fare, continui ad ignorare. che anche se scavalchi i miei gesti goffi ed accendi tu la candela, una volta che la luce proietta le stelle sopra le nostre teste, non basta che mi spogli completamente. "con te voglio mettermi a nudo". carne ed anima. nudo, la mia verità. a te che ne senti così tanto l'esigenza. a te che vorresti aprire un blog in cui scriverla la verità, che non ho mai capito che bisogno ci sarebbe di fissarla con l'inchiostro quando uno sceglie di viverla. a te che sembri non capire che se parlo per metafore e attraverso il simbolo non è per chissà quale gioco intellettuale, ma semplicemente perché non trovo altri mezzi attraverso cui esprimermi senza sentirmi a disagio. di questo vorrei scrivere ancora. di santa maria in trastevere, di "intanto vado a comprare le sigarette", di "non voglio tetti sopra le nostre teste", di mojitos, di 66cl da polacco, di discorsi sui bloggers che non te l'ho mai detto ma non è che me li ricordi benissimo vista l'ubriachezza molesta, di tu che dici che hai trovato il tuo efebo e chissà se questo non l'hai dimenticato te invece, del primo bacio così elettrico e si avvertiva la tensione, di some girls are bigger than others che cazzo di testo, degli smiths, di vado a firenze e parlo con barboni strafatti di massimi sistemi e cioè di te, di aperitivi, di aperitivi mancati, di tu che dormi, sempre e comunque, dei tuoi orari sballati, di tu che dormi, anche al telefono, delle ore passate ad aspettarti, di san lorenzo, della nostra panchina, di "l'altro giorno pensavo che sì tu sei un decadente", di ora invece mi hai trasformato in romantico, di coppedé, delle nottate passate insonni, abbracciati, del ti infilo la mano nei pantaloni per la prima volta ed ho di nuovo quindicianni, della société dove mangiamo tutte quelle cose da finocchi che non mi saziano ed è pieno di finti radicalchic e nouveaux riches che aprono la bocca e si rivelano per quello che sono ossia più burini di me, di massive attack a casa tua, di quanto cazzo è complicato slacciarti la cinta e i bottoni, di vieni a dormire in macchina mia a costo di stare insieme e sogno di noi due, accarezzati e poi sommersi dall'acqua dolcemente, dell'8 dicembre che non riesco a dormire e ti guardo tutta la notte, di sembro un cristo rasta, di dreadlocks legati, di dreadlocks tagliati quando mi lasci, di vino rosso, della lampada rossa ad illuminarci i sensi, di tu che cucini ed io intanto preparo una canna, di "le persone viste da vicino sono proprio strane", di cadute dalla sedia, di thom yorke e dei radiohead, di film che non riesco mai a vedere interi però almeno riesco ad addormentarmi, dell'aria che c'è la mattina dal balcone di casa tua, che sembra sempre domenica, ed è un altro tempo e mi fa venire in mente l'italia degli anni 60, l'italia del miracolo economico e delle gite fuori porta, delle poche ore passate in treno che dici che ti metto voglia di viaggiare, di "i due ragazzi seduti in fondo sono pregati di farmi vedere il biglietto o mi fermo alla polizia", di arcinazzo marittimo, di te che sei assurdo quando scoppi con la forchetta quel palloncino, dei nostri sacchi a pelo uniti, del ci laviamo i denti insieme e poi ci infiliamo dentro e c'è quel tuo odore che hai fra le gambe, di "mi piaceva molto quello che stavi facendo", della mie labbra che quando bevo sono più morbide e non ho mai capito se mi prendevi in giro quando me lo ripetevi, di villa borghese, di villa ada, del tuo letto che per me è veramente un utero disfatto, sia quand'era ancora intero, sia ora che è solo un materasso buttato per terra, del mettere le lenzuola pulite, dello sporcare le lenzuola pulite, del mio compleanno che tu non ci sei ma io volevo solo festeggiare con te, sei tu la mia svolta, sei tu i miei 22 anni, della chiave che ti infilo nella tasca dei pantaloni, di "e ringrazia che ti ho fatto entrare in camera mia", del concerto dei verdena, di patate e carote, di zuppe di peperoni, di pizze, di cinese, di wasabi, di sentirsi inferiore, di 63, di arrivo a policlinico e poi aspetto il 19 o il 3, del colosseo e delle antitesi che prendono forma nelle foto, del cuscino che ti tiro quando sei da me e dei baci che ti dò la notte che tu tanto dormi e neanche te ne accorgi, dei sabati pomeriggi che non mi fai mai sapere e sto sempre là a chiamarti, delle telefonate con adore in sottofondo, di ogni volta che torno e mi cullo sui mezzi e sicuramente avrò un'espressione da ebete che me la immagino dio che idiota, di bolle di sapone, di tiersen e di quanto non credevo fosse possibile suonare un corpo e toccare ben altre corde, dei cure, di schizzi poco opportuni ma divertenti, di strisce viola fra i capelli, del primo maggio e finalmente per la prima volta piangi anche tu, di XXXXX, di XXXXXXXXX, di XXXXX, di XXXXX, di quelli del collettivo che ti hanno portato via da me o almeno è questo che finisco per credere pur di non dare la colpa a te, di XXXXX che si vede lontano un miglio che ancora gli piaci, del circolo degli artisti che quando parte idioteque hai quella faccia che mi fa impazzire, dei viaggi e i paesaggi esplorati lungo la tua schiena, di noi due nudi di nuovo, di svadengoiden, di una notte passata a leggersi un capitolo a testa di middlesex ad alta voce sulla terrazza di casa tua e c'è la mia grecia, e la turchia, delle canne sul terrazzo del palazzaccio mio che se vede tutta la periferia ed è sicuramente meno romantico, di tondelli, di braccia dei campi rughe al sole muscoli tesi mente altrove, di torno di notte e accendo sempre msn per vedere se ci sei, del sto facendo sesso o sto facendo l'amore, ma poi è solo una sega capirai, dei cd che non ci siamo mai scambiati e dovevano essere per natale, di seven è il numero degli alberi, di vengo sotto scuola che cazzo tu non lo immagini quanto vorrei essere ancora al liceo, di tutte le sigarette che ti avrò girato, delle lacrime versate che veramente con te son piagnone ma troppo, di tutti i soldi che ogni volta ti alzo, di partiamo o non partiamo, di è meglio non parlare come se volessi mettere a tacere la coscienza, o forse è vero che rovina tutto, di tu che sei un possibile me e tutto coincide, tutto quadra, tutto si incastra che dio come siamo banali quando ci innamoriamo, di seduti su quelle scale ho sentito una risata che non è più tornata ed era vita cazzo e tu eri così bello, del tuo essere fisico, di novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno scandisci tu i miei tempi, di stagioni che si invertono, del mare d'inverno che siamo solo ioete, del mare d'estate che non soltanto non siamo da soli ma siamo semplicemente io e te, di siamo amici, siamo amanti, siamo insieme, siamo nessuno, sto da solo, non ti chiamerò più se vuoi chiama te, non resisto, ti amo, ti voglio bene, ti odio, sei uno stronzo, non ho più fiducia, della poesia che c'era e che si respirava, della poesia che non c'è più e forse mai tornerà nell'aria.